Avevo prenotato una visita con degustazione in un mulino e mi sono ritrovata armata (si fa per dire) di coltello a raccogliere girasoli. Com’è potuto accadere? Il Mulinum di San Floro alle porte di Catanzaro è così: un posto che non ti aspetti.
Anche se ne hai sentito parlare, anche se hai impastato una pizza con la loro farina integrale di grano tenero, anche se sai che il “Brunetto” è stato premiato tra i migliori pani d’Italia nel 2019 (Premio Roma) e che Mulinum è una startup agricola nata da un crowfunding per dar vita ad una filiera del grano locale: quando le vivi, le cose non sono mai come immaginavi.
C’è un campo di 10mila girasoli alle spalle della struttura dove, in periodi come questo, è possibile passeggiare e raccogliere fiori. E non pensate di dovervi chinare: la schiena ringrazia perché certi gambi raggiungono pure il metro e ottanta. Girasoli all’altezza, insomma.
All’altezza di un mondo che punta tutto sulla terra. È scorretto pure dire “chilometro zero” dal momento che le materie prime viaggiano appena per qualche metro dai campi alla cucina dove, all’ombra di un fuoco a legna, si impiattano le proposte locali.

I fan della dieta no carbs sono pregati di rimanere a casa perché nel giardino antistante il casolare, circondati da balle di fieno e sotto piccole luminarie, si aprono le danze con una degustazione di pane: integrale olive e pomodoro secco, integrale ai semi, integrale mandorle e curcuma, Brunetto (integrale di grano duro di cui sopra da “Senatore Cappelli”, antica varietà) tutto indorato dall’olio d’oliva di loro produzione, ça va sans dire.
Seconda chicca, le patate con la buccia. E che patate. Di quelle che insieme al conto ti presentano un mandato d’arresto se osi coprirle con le salse.


Terminati gli assaggi, è il momento di scegliere la pizza. La pizza agricola Mulinum è di farina di grano tenero Verna integrale in purezza e lievito madre e cuoce in forno con legno d’ulivo. Le verdure sono dell’Orto di Famiglia e la provola di latte calabrese è del caseificio Ro.Vi.Lat a San Vito (Cz).
Nell’indecisione, la scelta è ricaduta su una bianca ideata da Caterina Ceraudo (astro della gastronomia stellata calabrese) e una rossa pensata dal Mulinum.
E quindi, in ordine, una Fiori di zucca (ovvero provola di latte, burrata, julienne di zucchine e fiori di zucca) e una Siciliana (passata di San Marzano, cipolla caramellata, mollica di pane Brunetto e pecorino crotonese).

Sembra banale dirlo ma qui il pomodoro sa di pomodoro e i fiori di zucca di fiori di zucca (serviti crudi, poi, si raccontano con estrema naturalezza).
Non potrebbe essere altrimenti in una realtà vocata alla coltura bio (finanche il casolare è stato costruito in bioedilizia): e quando la chimica non c’è, il palato può fare i conti soltanto con il gusto.
Pane, patate, pizza: vuoi che non resti un angoletto per il dolce? I denti della forchetta affondano in un impasto soffice come un plumcake ma quasi cremoso in bocca, tanta è la scioglievolezza. È al cioccolato e non è fatto con la farina: è fatto col pane.

Pane al pane, insomma, e pure al dolce. Ma non vino al vino, stavolta, perché era una serata da birra, soprattutto quando in carta c’è la Fridda Kahla, la bionda vibonese che strizza l’occhio all’artista messicana e gioca con le parole e il ritratto sull’etichetta.
Era la sera in cui l’Italia ha battuto la Spagna ai calci di rigore, pane per i nostri denti (la finale ricorda niente?): azzurri in campo, come girasoli, all’altezza di una competizione che ha lasciato gli avversari a bocca asciutta. E pasta asciutta.